Dopo aver rilasciato alcuni sensi sul Frontespizio, riporto qui un collegamento che mi era risultato ovvio seguendo la logica del dado e della visuale di chi osserva il dado, se osserviamo noi troviamo 6 – 5 – 3, 65.3 o 3.65, le altre numerazioni non sono possibili, così andando alla quartina 65.3 non si può far meno di notare (nella forma più semplice) che il fanti sembra rivolgere a qualcuno che leggerà.. “il tuo disegno è manifesto..”, così i collegamenti sembrano combaciare l’un l’altro, così visto che questa quartina è di attualità esaminiamone allora il percorso, e per quanto riguarda il Tema in Quadrato se qualcuno volesse estrarne una interpretazione astrologica, vorremmo sapere ciò che riguarda il tema della domanda “avrai il permesso, o il domandato dono ?” quindi scriva in libro ospiti o ci contatti tramite e-mail.
Si veda anche
http://spaziotempo.jimdo.com/quartine-in-svolgimento/il-tempo-che-resta-per-silvio-e-fini/
Nella vignetta vi è rappresentato un Fante che con la mano destra regge un specchio, in cui rispecchiandosi si vedrà con una testa di cavallo, ecco di seguito i significati trovati in rete:
Significati - cavallo
La simbologia mitologica - Il cavallo fu ritenuto essere sacro, venerabile e temibile, da tutte le religioni antiche; gli dei Greci come Poseidone, Demetra, Artemide, erano detti hippios, cavallini, ed il nome di altre divinità era preceduto dal prefisso Ippo.
Sempre in ambito leggendario, la principale qualità del cavallo è quella di prevedere il futuro; conoscitore delle cose dell'altro mondo, vede ciò che l'uomo non vede, conduce il carro del sole nella sua corsa notturna e, così come Ermes e Caronte, funge da psicopompo nell'atto di accompagnare le anime dei defunti nell'oltretomba.
Il cavallo è un animale solare; a causa della sua potente muscolatura e del suo carattere focoso simboleggia la forza dell’energia pulsionale: pericolosa quando è libera e mossa dai sensi, utile per la realizzazione spirituale quando è controllata e dosata. Domare un cavallo equivale a padroneggiare le pulsioni interiori. È la cavalcatura dei messaggeri divini, dei cavalieri o dei guerrieri spirituali. Ha talvolta una funzione psicopompa, come guida delle anime alla sede ultraterrena. Anche il colore del suo manto ha un valore simbolico: il cavallo bianco, al servizio del bene, il cavallo nero, del male. Nell’antichità era praticata l’ippomanzia, attribuendo così al cavallo un valore profetico. Secondo una credenza, attraverso l’interpretazione del suo nitrito, del movimento degli orecchi o della coda, si potevano prevedere gli eventi futuri. Anche presso i Germani e i Celti il cavallo assumeva un ruolo importante nell’arte augurale. Praticavano la cefalomazia, che consisteva nell’utilizzo di teste di animali, soprattutto del cavallo, per trarne messaggi profetici. Dopo aver lavato e pulito le teste degli animali, utilizzate per dei rituali di sacrificio, i vaticini venivano pronunciati in base al suono prodotto dalle mascelle.
In ambiti leggendari il cavallo è una guida per l'uomo nei mondi spirituali luminosi degli dèi, ma anche fra le oscure regioni accessibili dal sogno. La sua principale qualità è quella di prevedere il futuro, poiché come conoscitore delle cose dell'Altroregno con l'istinto vede ciò che l'occhio umano non sa distinguere e non vede e quindi può salvare dai pericoli. È perciò una guida, un mezzo di trasporto fra i mondi, viaggiatore fra il regno terrestre e quello spirituale.
Spesso viene associato al fuoco o all’acqua (le due porte sui mondi dell’Aldilà), alla vita e alla morte, incarnando in sé lo spirito del grano, come già Epona la sua guardiana, e i poteri della fecondità della terra e della sessualità, della vegetazione e del suo rinnovamento periodico, della vita attraverso la morte, dei cicli vitali legati alla luna e alle acque, dei poteri del sogno, della divinazione, ma anche i caratteri luminosi dell’eroismo e la nobiltà.
Lo Specchio
Lo specchio, Dio e la Creazione
« Puoi tu, come lui, distendere i cieli e farli solidi come uno specchio di metallo? » (Giob 37,18)
« Il soggetto che riceve la rivelazione essenziale vedrà unicamente la propria "forma" nello specchio di Dio; non vedrà Dio, è impossibile che Lo veda, pur sapendo di non vedere la propria "forma" se non in virtù di quello specchio divino. Ciò è del tutto analogo a quanto avviene in uno specchio materiale: contemplandovi delle forme, non vedi lo specchio pur sapendo che vedi quelle forme o la tua propria forma solo in virtù dello specchio. Dio è dunque lo specchio nel quale vedi te stesso, come tu sei il Suo specchio nel quale Egli contempla i Suoi Nomi. Ebbene, questi non sono nient'altro che Lui stesso. »
In generale, lo specchio rimanda all'occhio e alla vista, intesi soprattutto come strumento di conoscenza del mondo esteriore e interiore come nel ciclo di arazzi fiamminghi La dama e l'unicorno. Per questo è spesso legato all'iconografia della Verità e della Prudenza (in latino Veritas e Prudentia), rappresentate nell'atto di tenere in mano questo oggetto e contemplarlo. Gli occhi stessi sono definiti popolarmente gli "specchi dell'anima" poiché rifletterebbero - o tradirebbero - il carattere, l'umore e le intenzioni di una persona.
Tuttavia, se lo sguardo è rivolto esclusivamente su di sé, l'autocontemplazione porta a narcisismo e vanità (in latino Vanitas).
Lo specchio, dunque, incarna una valenza negativa o positiva secondo i casi: in esso ci si perde e ci si riconosce, si scopre ciò che è fugace (la bellezza) e ciò che è eterno (l'essere), si distingue il dissimile dal simile.
SpazioTempo - 22 Ottobre 2011