La Mole Antonelliana è il monumento simbolo della città di Torino. Prende il nome dall'architetto che la costruì, Alessandro Antonelli.
La mole è una struttura in muratura la cui costruzione iniziò nel 1863. Originariamente doveva essere una sinagoga: infatti era appena stata concessa la libertà ufficiale di culto alle religioni non cattoliche e la comunità ebraica voleva costruire un tempio con annessa una scuola.
Nota bene, nella quartina è descritto e ben riconoscibile, perché indicato con il suo nome, un edificio costruito tre secoli dopo la pubblicazione del triompho di fortuna.
DA TORINO IL CHIARO, LA LUCE SUPERBA ..
Da summa prophetica pg. 167-168-169
(Chi) Chiaro ha mostrato la superba
mole
Che in terra pose la sua faccia (volto) altiera (eccelso)
Allhor (Albore) (Croce) che nacque il nostro sommo sole
Che la fe nostra e immaculata (icona) e vera.
(69-11)
La datazione del testo diventa una inconfutabile prova dell'anticipazione per quanto verte sulla superba Mole, sito della futura collocazione, poi a Superga, di una basilica per la celebrazione della vittoria riportata dal duca di Savoia contro i Francesi nel diciottesimo secolo.
Prima la mole eretta a Superga, poi la superba Mole Antonelliana, divenuta il simbolo della città di Torino; l'edificio in muratura più alto al mondo sino agli anni sessanta.
Edificio nato originariamente per essere sinagoga ebraica e poi, dopo l'Unità d'Italia, spostata la capitale a Roma, divenuto Museo del Risorgimento e poi del Cinema, con altre destinazioni.
I termini mettono in chiaro con enfasi ciò che è esposto e mostrato, innalzato come pinnacolo celeste; ma meglio ci si riferisce a quanto qui è mostrato ed esposto in chiaro, alla luce del sole. L'ostensione di chi pose sulla terra la sua faccia altera, eccelsa.
L'immagine del volto di Cristo quanto dell'altera somma croce, l'albero da cui nacque: il natale appunto del nostro solis deo invictus, nell'antica tradizione latina il giorno di nascita, il Natale della cristianità di Gesù.
Quel sommo sole o Unto del Signore è anche il segno dell'albore o de labore, del legno, tronco della vita gravato dal travaglio, dalla fatica, al tramonto, al declino e tramonto del sommo sole (l'eclissi tanto temuta), del pontefice del sole: del pontefice più coinvolto con l'ostensione della Sindone, dal lontano 1978.
Ma c'è anche una suggestiva allusione al possibile albero che qui nasce della fede, all'ombra della Mole, o di questa terra sotto il segno sabaudo della croce, l'albero della croce, simbolo della nascita del sommo sole Gesù e di un altro nostrale pontificato gesuita, che ha appunto il simbolo della solare ostia raggiante.
Varie quartine nominano ripetutamente quanto sia collegato al simbolo del sommo sole, alla sfera o stella del cerchio della luce, a tale chiaro o luminare del campo della fede vera della Chiesa, che è il simbolo notorio dell'ostia eucaristica, ma anche l'emblema storico della nota Compagnia di Gesù (si leggano le quartine su tale indicata Compagnia).
Poi vi è un chiaro richiamo alla profezia di don Bosco che già dal lontano 1975 abbiamo esposto nel testo Nostradamus - Gli Anni Futuri, in cui appunto il simbolo dell'ostia solare appare nella visione di don Bosco legato al pontefice che attraccherà la barca di Pietro tra due colonne, con l'ancora così al porto sicuro, dopo la tempesta, la caduta e ferimento del papa una prima volta, e dopo ancora quando alla seconda volta cade e muore. Le due colonne tradotte in tedesco danno der Saule, la colonna, ma in lituano saule è il sole, eucaristico (evento legato al tempo dell'Eucaristia), posto così eccelso sulla sommità della colonna come un altro saule, Paolo, che abbia il sole come suo motto o simbolo. Poi ricordiamo che nella tradizione greca due colonne nude sono simbolo d'antonomasia dei Gemelli (II), the Twins, come della coppia dei secondi, e della città di san Secondo e san Massimo, o dei Dioscuri quali icone gemelle pontificali che hanno anticipato un Castore e Polluce, uno effimero e mortale, l'altro longevo o perennemente immortalato nei cieli.
Detto questo, ricordiamo che un prelato eventuale favorito dalla Compagnia di Gesù ovvero Gesuita sarebbe quel nominato papa nero (Schwarzpiter), dicitura che ha fonetiche e varianti in più lingue.
Enorme è la mole di dati che da questa città si fanno chiari o si dimostrano nel campo della fede, sino a chi porti a compimento il verso finale:
Che (fa) la fe nostra e immaculata (icona) e vera
Quindi chi assumerà un ruolo determinante che farà la nostra fede immacolata, come riferimento all'Immacolata, la Madonna, altro elemento raffigurato nella visione delle colonne di don Bosco, che ci porta quindi a considerare come tale icona, immagine, sia vera, genuina.
Questo riferito all'Immagine della Sindone perché un'altra quartina è fonte di ulteriore investigazioni e «foto», prove e singolari affermazioni.
Il campo della fede è quindi scosso, anche perché Sindone o sudario ha in arabo il logo malafé, quasi a prospettare la tresca e mala fede che si è sollevata attorno a tale reliquia o telo, telovo, «Corpus Christi» in sloveno e serbo-croato. Le parole sovente sono la più inesauribile fonte di verità (igasmonda in magiaro) al mondo di tale testimonianza.
Ma questo è duro da imparare, perché la filosofia del (the name) Nominalismo si è persa da troppo tempo, insieme alla genuina fede nel Verbo.
Ecco perché ricalchiamo quanto in merito è ancora argomento di scontri e polemiche, che legano la figura della Immacolata, della Madonna, e la foto del velo della Sindone; polemiche che occultano, alterano, deformano la verità di una icona della fede, a causa della loro sordida malafede.